Giancristiano Desiderio

Archive for the ‘filosofia storia’ Category

La commedia della Zti

In filosofia storia on 30 dicembre 2013 at 7:41 PM

Ho quarantacinque anni e da più di trenta sento parlare della chiusura o della regolamentazione del traffico delle automobili nel centro storico di Sant’Agata dei Goti.  Se vi dico, come il signor Baglioni, che mi sono rotto i coglioni, mi potete dare torto? E’ più facile che un cammello entri nella cruna di un ago piuttosto che si riesca a regolare civilmente l’ingresso delle auto a via Roma e via Riello. Colpa dei vigili? No, dei santagatesi che sono abituati ad avere la botte piena e la moglie ubriaca, ma anche di chi governa e finge di volere ciò che non vuole. Le cose stanno così. Impazza la questione della cosiddetta Ztl  – zona traffico limitato –  che nei fatti è una Zti: zona traffico illimitato. La limitazione non riguarda il giorno  – quando serve –  ma la notte, quando non serve. Perché? Per due motivi: primo perché un paio di anni fa a Sant’Agata dei Goti c’era la movida e le vie del centro erano trasformate in un rally cittadino notturno; secondo perché i commercianti vogliono che i clienti entrino con le auto direttamente in negozio. La movida della gioventù annacquata non c’è più mentre i commercianti fanno come la suocera del povero signor Baglioni e così gli amministratori hanno pensato bene di istituire di notte la Ztl e di giorno la Zti. Insomma, dei geni. Leggi il seguito di questo post »

Ridere è una cosa seria

In filosofia storia on 21 dicembre 2013 at 5:29 PM

 

La classica definizione dell’uomo come “animale razionale” è risibile. Non perché l’uomo, che l’abate Galiani definiva “animale assurdo”, non sia razionale ma perché la razionalità si basa sul tragico e ancor più sul comico che caratterizzano al meglio la condizione umana. Porfirio nel suo Isagoge, proponendo una fortunatissima sintesi della logica di Aristotele, accantona la formula aristotelica secondo cui “proprio dell’uomo è l’esser capace di apprendere la grammatica” e la riformula dicendo che “il riso è il proprio dell’uomo”. Proprio così. Ciò che contraddistingue l’uomo è il riso per cui l’homo sapiens è homo ridens e, infatti, il filosofo greco nelle Parti degli animali osserva che “nessun animale ride, salvo l’uomo”. Il riso, si direbbe, è cosa seria perché mostra come siano diverse la scienza e la vita. Lo spirito è spiritoso. Per quanto possa essere piccolo o frivolo, quello della barzelletta è pur sempre un mondo con un suo senso compiuto che funziona in modo diverso da come funziona un computer, una macchina, una cronologia. Leggi il seguito di questo post »

Gli occhi di mia madre

In filosofia storia on 11 dicembre 2013 at 3:03 PM

Gli occhi di mia madre sono tristi. Dalla piccola stanza 408 guardano fuori, come alla ricerca della luce. Il mondo visto dal quarto piano dell’ospedale Rummo di Benevento si manifesta più piccolo. Dalla finestra rettangolare, alta e stretta, si vede uno spicchio del vialone intitolato alla memoria di Raffaele Delcogliano e le automobili che vanno di qua e di là diventano più piccole ed entrano ed escono dallo specchio della finestra come le macchinine che fanno brum brum di quell’Italia di una canzone per me ora ignota. Sono seduto vicino a mamma che ogni tanto mi guarda ma non parla e mentre la nostra compagna di stanza racconta di una terapia che le avevano prescritto a Bologna, leggo con qualche fatica un romanzo di Moravia  – 1934 –  che inizia con una domanda dalle molte risposte: “E’ possibile vivere nella disperazione e non desiderare la morte?”. Mia madre vive nella disperazione ma vive. Non desidera morire. Vuole vivere anche se i suoi occhi non hanno più quella luce che lei insegue al di là della finestra. Leggi il seguito di questo post »

I 50 anni di Adelphi e i libri unici

In filosofia storia on 21 novembre 2013 at 6:41 PM

Per i suoi splendidi cinquant’anni, la casa editrice Adelphi ha pubblicato un numero unico di Adelphiana – 1963 2013. E’ un libro  – librone –  che ripercorre mezzo secolo di storia editoriale che inevitabilmente è un pezzo (consistente) della cultura italiana. Tutti e cinquanta gli anni sono raccontati con i libri pubblicati, con le copertine, con gli autori, con immagini rare o particolari. Un libro che raccoglie come in un solo sguardo la storia dell’Adelphi e  – per dirla con lo stesso Roberto Calasso –  la sua forma. Il testo, infatti, andrebbe letto e sfogliato insieme con un altro libro pubblicato nella primavera scorsa da Adelphi e scritto dallo stesso Calasso: L’impronta dell’editore. E’ vero quanto sostiene Calasso ossia che la storia dell’editoria è una storia in gran parte non scritta e, forse, proprio per questa sua “oralità” è ancora più affascinante. L’idea di Calasso è che la Adelphi sia di per sé un solo unico libro e i testi pubblicati sono i capitoli di questo unico testo che è la casa editrice ideata per la prima volta da quel personaggio affascinante e misterioso che fu Roberto Bazlen. Un’idea possibile? L’idea sì, senz’altro; ma la realtà no, perché che i libri di un editore siano i capitoli di un unico libro  – come se ciò che si pubblica fosse un “serpente di libri” –  è un sogno, al più un’utopia o un’idea dalla quale deriva, appunto, L’impronta dell’editore. E oggi ciò che manca agli editori italiani, ammesso che esistano ancora “animali” di questo genere, è proprio la loro “impronta”, la capacità di essere editori, se stessi. Leggi il seguito di questo post »

L’editore che creò la letteratura sportiva

In filosofia storia on 21 novembre 2013 at 5:57 PM

La letteratura sportiva sotto forma di casa editrice è stata inventata e creata in Italia da Enrico Mattesini. Prima di lui esistevano solo titoli dispersi e “pagine sparse” editi dalla Baldini & Castoldi e dal gusto superiore di Oreste del Buono; dopo di lui c’è un ricco catalogo di testi e autori che raccontano e illustrano uomini cose e idee dello sport e formano una vera e propria enciclopedia della letteratura sportiva. A metà degli anni Novanta il geniale e generoso mercante d’oro e d’argento di Arezzo realizzò il sogno che da tempo accarezzava con la moglie Giovanna: Limina, edizioni dedicate interamente al valore civile dello sport. Il primo libro pubblicato fu un clamoroso successo  – tanto di critica quanto di pubblico, come si usa dire -: La farfalla granata di Nando dalla Chiesa che raccontava la vita, il gioco e la morte di Gigi Meroni. Le pagine del libro del figlio del generale ucciso dalla mafia sono un po’ il simbolo o il senso stesso della scommessa dell’impresa editoriale tentata e vinta da Mattesini: lo sport come arte e cultura, epica e letteratura, lotta, sudore e morale. Leggi il seguito di questo post »

La paura di Hitler

In filosofia storia on 22 marzo 2013 at 5:13 PM

Uno dei dischi più noti e apprezzati della coppia Mogol-Battisti è Emozioni. Le emozioni nel linguaggio comune hanno un significato positivo ben comprensibile in espressioni del tipo “che emozione”, “mi sono emozionato”, “ho provato una grande emozione”. Se qualcuno ci dicesse che l’esperienza politica e storica del nazionalsocialismo nasce proprio da qui, dalle emozioni, faremmo, almeno in prima battuta, un po’ fatica a capire perché il capo del nazionalsocialismo, Adolf Hitler, ci provoca da subito un’altra emozione fondamentale dell’esistenza: la paura. Eppure, il movimento nazionalsocialista nasce proprio dall’emozione e in particolare dalla paura. Dalla paura di cosa? Paura della fine, della fine della sicurezza, della fine della stabilità, paura della fine di un mondo e di una civiltà. Paura del progresso e del comunismo. L’origine del totalitarismo tedesco nasce dunque dalla paura che, come emozione conservatrice, diventa re-azione e sprigiona tutta la sua forza irrazionale e annientante davanti a cambiamenti rapidi e profondi che minacciano la vita umana per come si è manifestata e organizzata fino a quel momento. Questa interpretazione del fascismo hitleriano è di Ernst Nolte ed è a suo modo classica. E’ stata ripresa da Massimo De Angelis nel suo libro, appena uscito per Rubbettino, Adolf Hitler. Una emozione incarnata. Leggi il seguito di questo post »

Io e il niente

In filosofia storia on 12 marzo 2013 at 5:51 PM

Io non so fare niente, niente di niente. E’ l’unica cosa che nella vita ho imparato a fare: niente. Ma la faccio benissimo. Io non so niente, niente di niente. E’ l’unica cosa che so: niente. Ma la so benissimo. Non sapendo fare niente e non sapendo niente, non posso dire di essermela cavata male (finora).  Ho messo insieme due lavori, ho diretto due quotidiani, ho scritto migliaia di articoli, ho pubblicato una quindicina di libri. Ho dato forma al niente niente male. Di Indro Montanelli si diceva che non sapesse niente ma che lo sapesse scrivere molto bene. Cito Montanelli per mostrare che non solo non so fare niente e non so niente ma che non sono neanche niente. Mi sento un italiano inutile, come Prezzolini disse di sé. Senz’altro un italiano atipico perché non sono iscritto a nessuna delle tre sette che vanno per la maggiore e trasformano lo spirito italiano, che nel suo fondo è scettico, in rozzo fanatismo. Come se non fossimo niente. Quel che Papini disse di sé  – sono un uomo finito –  a volte mi sembra che vada bene anche per me. Leggi il seguito di questo post »

Della pizza senza dogmi e altre storie

In filosofia storia on 10 marzo 2013 at 8:36 am

Raffaello Franchini  – scoprite voi chi era –  diceva che chi non mangia la pizza non capisce niente di filosofia (anche se non basta mangiare la pizza per capirci qualcosa, sempre che ci sia qualcosa da capire). Alle undici del mattino, dopo aver lavorato già un bel po’ al tavolino, nella sua biblioteca a Palazzo Filomarino, Croce era solito scendere e fare quattro passi: faceva un giro dai suoi amici librai ma prima passava dal pizzaiolo e si faceva fare una pizza con sugo, olio, origano e un’acciuga. Un’abitudine giornaliera. Ai filosofi la pizza piace particolarmente, come le donne. Nietzsche, che in realtà di donne non ci capiva granché e fu portato in canzone da Salomé, inizia Al di là del bene e del male dicendo che la verità è una donna e i filosofi in quanto son dogmatici s’intendono poco di donne e se ne vogliono conquistare i favori devono navigare in mare aperto senza dogmi. Un buon modo per liberarsi dai dogmi è proprio la pizza. Davanti a una buona pizza gli uomini, che siano o no filosofi, parlano il più delle volte  – al di là del bene e del male –  della verità ossia della donna. Leggi il seguito di questo post »

La fine del Bar Sport

In filosofia storia on 10 marzo 2013 at 8:34 am

Ci sono delle cose che quando accadono chiudono delle epoche più di quanto non ne aprano delle nuove. Mi riferisco alla mancata candidatura di Pasquale Viespoli? No. Alla chiusura del Bar Sport a Sant’Agata dei Goti. Non fa niente se non lo conoscevate. Perché il Bar Sport era così particolare da essere universale. Generazioni e generazioni di santagatesi sono passate per il Bar Sport e hanno ricevuto una prima educazione. Perché il Bar Sport era in sostanza un’istituzione. Era lì, sul viale Vittorio Emanuele III da sempre  – credo che non ci sia in Italia un’altra strada intitolata al re del fascismo –   e l’idea che potesse non esserci più non mi ha mai sfiorato. Invece, stamane passo di lì e vedo che non c’è più l’insegna e stanno sbaraccando tutto. E’ la fine di un mondo. Leggi il seguito di questo post »

Cosa

In filosofia storia on 8 dicembre 2012 at 8:41 am

Che cosa sono le cose? Non c’è domanda più filosofica ed esistenziale. Non a caso è la prima domanda che fanno i bambini quando iniziano a parlare: che cos’è? In fondo, Socrate porta sul piano della speculazione del pensiero quanto i bambini dicono in modo del tutto spontaneo. Ancora: non è un caso che anche i maggiori filosofi dicano che per una ricerca della verità è necessario recuperare un senso della meraviglia o dello stupore che ne è alla base. Non vi è dubbio che nella domanda «Che cosa sono le cose?» vi sia dentro un senso di meraviglia o il tentativo di suscitarla perché, in fondo, le cose sono ciò che sono e ne abbiamo così stretta familiarità che l’ultima cosa che ci possono suscitare è stupore o straniamento. Eppure, un po’ di meraviglia la si può suscitare rileggendo meglio la domanda. Vediamo. Leggi il seguito di questo post »